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Comune di San Vito Romano

Chiesa di San Vito

San Vito è un popolare martire che la tradizione vuole nativo di Mazara del Vallo nel III secolo. Fervente cristiano fu denunciato dal padre e, arrestato da Valeriano, venne torturato inutilmente affinché abiurasse. Dal carcere venne miracolosamente liberato da un angelo e si recò a predicare in Lucania con il suo precettore Modesto e l’affezionata nutrice Crescenzia. La sua fama di taumaturgo arrivò alle orecchie del crudele Imperatore Diocleziano, il quale chiese a Vito di liberare il figlio dalla possessione demoniaca, o, più probabilmente, dall’epilessia. Ottenuta la guarigione però l’imperatore lo fece imprigionare e torturare. Nuovamente liberato per intervento angelico, Vito si recò presso il fiume Sele, ad Eburnum (Eboli) dove il 13 il o 15 giugno del 303 d.C. venne arrestato e giustiziato, assieme ai suoi amici.

Dalla figura del giovane martire deriva dunque il toponimo San Vito a cui si aggiunse Romano con il Decreto Regio del 16 maggio 1872. Sebbene si riconosca nell’abitato intorno alla chiesa di San Biagio il primo nucleo, cosiddetto medievale, il toponimo venne assegnato dai Monaci Benedettini tra il 1085 ed il 1180 e questo fa presupporre che sull’altura ove sorge la chiesa vi fosse una cappella rurale dedicata al Santo e che in quella rupe inaccessibile, aperta solo da alcune spelonche, vi si fossero rifugiati i primitivi abitanti durante le incursioni dei Saraceni. Tra l’ 847 e l’ 855 pare infatti che questi si fossero spinti oltre Roma, nelle aree dei monti Prenestini (A. Rocca, p. 24). Ad ogni modo la chiesa, ad unica navata, è databile al 1725, ed appartiene a quel piano di risistemazione urbanistico patrocinato dai Theodoli: sulla sommità dell’altare maggiore si riconosce per questo lo stemma del Casato (la ruota a cinque raggi).

Risale dunque alla prima metà del Settecento la struttura, la decorazione dell’altare, la parte centrale del soffitto, con la tela della Gloria del Santo e la tela posta sull’altare di San Lorenzo, che si trova entrando, a destra della cantoria. A sinistra, l’altare di rimpetto è dedicato a Sant’Anna.

Accanto all’altare maggiore le tele che raffigurano scene di vita del Santo e del suo martirio sono attribuite ad Aronne del Vecchio (1910-1998) che eseguì anche commissioni per la chiesa di Santa Maria de’ arce e che restaurò l’effigie della Madonnina di Compigliano per l’anno dell’incoronazione (1948).

La chiesa del Patrono è priva di campanile e l’unica campana presente è contenuta in una sopraelevazione del tetto a forma di piramide.

Santa Messa: domenica ore 10:30

Festa del Patrono: 15 giugno

testi a cura di Irene Quaresima, Storica del territorio

Foto di Giorgia Quaresima (I concorso fotografico San Vito in un click)